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Io sono la vite, voi i tralci.
Chi rimane in me, e io in lui,
porta molto frutto,
perché senza di me
non potete far nulla
(Giovanni 15,5)

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7. Un itinerario per tutti
Fin qui ho voluto tratteggiare la vita interiore e spirituale come esperienza e itinerario possibile a ciascuno: sono infatti convinto che la vita interiore è un modo di essere uomini, non è monopolio dei credenti, degli uomini religiosi! Per questo ho evitato ogni riferimento a Dio e alla fede cristiana che pure mi abita, mi muove, mi fa vivere. Il riferimento allo spirito non va dunque inteso come invocazione dello Spirito divino o dello Spirito santo, ma semplicemente come una componente dell’uomo: spirito con la «s» minuscola che è in ogni essere umano e che, insieme al corpo, lo definisce; qualcuno potrebbe parlare di anima umana…
Ricapitolando, possiamo dire che intraprendere il viaggio della propria vita interiore significa cercare di rispondere alle domande riguardo al senso della vita. Sì, perché in ogni vita c’è un inizio e una fine, la morte, e l’orizzonte della morte va tenuto davanti per non vivere di illusione, di irrealtà o di eternità; di più, l’orizzonte della morte ci induce a un’interpretazione che possa non annientare la fiducia nella vita, l’amore che abita ogni uomo.
Eppure noi oggi rimuoviamo la morte, siamo incapaci di riflettere sulla morte: al massimo pensiamo alla morte solo come ciò che riguarda gli altri…
Non solo la morte, ma anche l’altro, gli altri sono una presenza che per noi è limite ma anche possibilità, dono ma anche responsabilità. L’alterità sta di fronte a noi, ci sfugge, frustra il nostro desiderio eppure si impone e noi non possiamo ignorarla. Ecco perché è importante nella vita spirituale essere onesti con la realtà, leggerla bene e non rimuoverla, essere fedeli alla realtà, soprattutto a questa terra, a questo mondo in cui siamo venuti, in cui viviamo e da cui ce ne andremo, comprendere sempre di più la realtà. La vita spirituale è cammino di umanizzazione per vivere in questo mondo, in una comunità sempre più umanizzata!
Occorre dunque aderire alla realtà, fuggendo l’immaginazione che è humus di idolatria, sostituzione dell’immagine alla realtà; occorre accettare se stessi con le precise oscurità, i limiti particolari, le specifiche deficienze che ci abitano; occorre una forte volontà di apprestare tutto affinché sia possibile l’interiorizzazione che si oppone alla vita esteriore, dissipata, superficiale, disordinata e confusa fino al non-senso. Ognuno troverà ostacoli a questo cammino, oggi come ieri, e nessuna epoca è più propizia della altre alla vita spirituale, perché la rimozione dell’interiorità è sempre possibile per credenti e non credenti. Il narcisismo come espressione parossistica dell’«io», effervescenza dell’emozionale tendente a non tenere conto della razionalità; l’individualismo come comportamento sociale che non permette la ricerca di senso e offusca l’evidenza dei legami: questi e altri rischi sono sempre all’opera nella società e nella vita di ogni essere umano.