3. Nasce con la domanda
C’è qualcosa che è essenziale a un’autentica vita interiore, a un itinerario spirituale che sia veramente capace di umanizzazione e sia possibile per ogni uomo, religioso o no, cristiano o non cristiano, ateo o agnostico? Sì, noi rispondiamo: è innanzitutto necessario – come si è già accennato – farsi delle domande, sapersi interrogare. Tutti abbiamo delle domande che ci abitano, delle voci che affiorano dal nostro profondo, ma occorre ascoltarle, lasciarle emergere e quindi esaminarle e assumerle. Come non ricordare le parole con cui Rainer Maria Rilke invitava un giovane poeta ad «aver care le domande per se stesse»?
Ci sono domande senza risposta facile, ci sono domande che restano tali e devono accogliere l’enigma, ma occorre comunque farle e ascoltarle; a volte infatti sono per noi più decisive delle eventuali risposte, che a volte non sono possibili. In proposito si pensi solo alla domanda: «Perché il male, la sofferenza, la morte?». Chi non si fa domande vive costantemente alla superficie di se stesso: fatiche, emozioni, reazioni, gioie e sofferenze, tutto succede, ma tutto annega l’io profondo, tutto appare con poco senso…
Le domande essenziali della vita sono ben riassunte da Teodoto (metà del II sec. d.C.). Si tratta di domande purtroppo non sufficientemente trasmesse e ricordate, forse perché provenienti dal mondo gnostico: «Chi sono io? Da dove vengo? Dove vado? A chi appartengo? Da cosa posso essere salvato?». L’attitudine interrogativa dice che il senso non è presupposto né subito o immediatamente disponibile: ecco perché la domanda è il terreno della vita spirituale, apre alla ricerca, ha bisogno di libertà.
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