La vita spirituale e la maturità della fede
(Carlo Molari)
La persona è in crescita e l'umanità è in divenire. Affermiamo qui alcuni principi fondamentali: la persona cresce per le «offerte di vita» che le vengono dalle relazioni. Questo deve renderci attenti agli altri per offrire a tutti, soprattutto ai più poveri, delle offerte di vita che li facciano crescere.
Nei processi della creazione e della storia l'azione di Dio diventa l'azione delle creature (Dio non fa, ma ci concede di fare!). In questo senso si comprende l'ambiguità della terminologia «natura e soprannatura» (anche la dimensione spirituale è umana per quanto donata). La vita spirituale non è soprannaturale (visione statica), ma divina, nel senso che essa si sviluppa per l'azione dello Spirito di Dio. Nella prospettiva dinamica ed evolutiva l' azione creatrice si esprime secondo il livello che la persona ha raggiunto. La vita spirituale è una fioritura dall'interno, non un habitus sopraggiunto.
In 1 Cor 2,14 Paolo distingue l'uomo psichico dall'uomo spirituale. L'uomo all'inizio è psichico e in seguito diventa spirituale, quando giunge alla consapevolezza dell'azione dello Spirito. Quando? Quando la persona prende coscienza che Colui che la guida è più grande di lei. Nella fase narcisistica l'uomo crede d'essere il principio di sé e il centro di tutto. Solo quando si accorge di aver bisogno di un'offerta continua di vita, della grazia cioè, l'uomo può sviluppare la dimensione «spirituale». La grazia è l'azione di Dio già presente nell'uomo, ma solo quando l'uomo se ne rende conto e arriva alla consapevolezza della presenza di Dio può assumere un atteggiamento di accoglienza.
I processi di crescita si sviluppano nella persona, ma suppongono una tradizione culturale e sono sostenuti da strutture comunitarie. La nostra identità ci è offerta dagli altri e non esistono altri canali attraverso i quali possano pervenirci doni di vita se non i nostri rapporti, luogo esclusivo dell'azione creatrice. Ma le offerte vitali possono essere accolte solo attraverso processi attivi di assimilazione, che richiedono ampi spazi interiori.
Crescere perciò è imparare ad interiorizzare i doni «degli altri», di un Altro; è intrattenere rapporti intensi per accogliere tutte le offerte vitali che ci fanno diventare persona. In termini biblici si potrebbe utilizzare la metafora della «corsa che ci sta davanti» da correre «con perseveranza», «tenendo fisso lo sguardo su Gesù autore e perfezionatore della nostra fede» (Eb 12,2). Le conseguenze dell'assunzione di questo punto di vista sono notevoli. Sottolineo l'esistenza di svolte epocali, cambiamenti profondi. La metafora della venuta di Dio e delle venuta del Figlio dell'uomo si può riferire bene a queste svolte.
Quando parliamo di vita spirituale in sviluppo, si intende parlare della realtà umana non solo a livello individuale, ma anche sociale, e cioè della specie umana. Essa ha vissuto numerose svolte culturali che hanno introdotto dinamismi psichici nuovi.
L'emergere della dimensione spirituale
La dimensione spirituale comincia a svilupparsi quando emerge e si realizza una nuova consapevolezza e un nuovo controllo delle proprie azioni o nella presa di possesso della propria realtà. È un passaggio notevole, avvenuto in un determinato momento della storia umana, e nelle singole persone rappresenta l'ultima tappa della maturità. È difficile determinare questi passaggi sia per l'umanità che per le singole persone. Se la nostra umanità è da circa centomila o trecentomila anni sulla terra, la dimensione spirituale è molto più recente. La pratica religiosa appartiene ancora all'ambito psichico ed ha costituito l'ambiente in cui si è sviluppata la dimensione spirituale.
Essa emerge quando l'uomo prende coscienza di essere inserito in un processo più grande, di essere ambito della manifestazione di una energia più profonda, di una realtà trascendente e assume l'atteggiamento corrispondente, cioè l'atteggiamento di accoglienza. Questo vale per tutte le culture e le religioni. L'uomo spirituale afferma: «Non sono io a pensare, ma è il pensiero che in me cerca di esprimersi; non sono io ad amare, ma è il bene che in me cerca di diventare amore. Non sono io a volere, ma è la forza della vita che in me cerca di diventare desiderio, azione».
Le esperienze mistiche delle diverse religioni sono le espressioni di una vita spirituale giunta a maturità.
Le strutture di comunicazione commerciali, industriali, politiche, richiedono una nuova spiritualità. La difficoltà che l'umanità oggi prova è che ha strutture universali, ma non ha gli uomini spirituali che sappiano gestire queste strutture. Siamo in ritardo rispetto al cammino dello sviluppo umano, della tecnica e della scienza.
Oggi c'è una forte esigenza di spiritualità che non è esigenza di pratica religiosa. La pratica religiosa è necessaria, ma non è sufficiente. Si esige qualcosa di più: entrare cioè in sintonia con la forza creatrice che richiede un atteggiamento nuovo.
Siamo ad un svolta della storia umana che richiede novità psichica e spirituale. Umberto Galimberti sostiene che oggi l'uomo è inadeguato a vivere la stagione storica perché non è in grado di prevedere le conseguenze delle sue azioni. «E questa capacità venuta meno all'uomo d'oggi, che non è più in grado di "anticipare" e nemmeno di "immaginare" gli effetti ultimi del suo fare. In questa inadeguatezza il suo massimo rischio, così come nell' ampliamento della sua capacità di comprensione dello "smisurato" che lo attornia, la sua flebile speranza» (U. GALIMBERTI, Psiche e Techne, Feltrinelli, Milano 1999, p. 715).
Per questo egli sostiene la necessità di un supplemento psichico. Credo che tutti siamo d'accordo su questo punto, precisando forse che il supplemento «psichico» richiesto è invece di natura spirituale. Occorre un supplemento di spiritualità.
La spiritualità, cioè gli atteggiamenti che corrispondono all'emergere della dimensione spirituale dell'uomo, di cui oggi c'è bisogno, è una spiritualità della relazione, vale a dire il passaggio dalla spiritualità dell'essere a quella della relazione (Lévinas ha scritto: Oltre l'essere): noi non siamo, ma diveniamo; siamo, ma il nostro essere è continuamente fatto dalla relazione, perché prima di me ci sono altri, da cui vengo. Questa è la dimensione spirituale della persona.
Una parabola di Gesù, riportata da Luca, esprime in modo plastico la differenza tra l'uomo psichico e l'uomo spirituale e fra le due corrispondenti spiritualità: la parabola del fariseo e del pubblicano che salgono al tempio a pregare (Lc 18, 9-14). Il fariseo ringrazia Dio per la bontà che egli può vantare: osserva la legge, paga le decime, è fedele alla moglie, realizza la giustizia. Eppure torna a casa non giustificato, cioè non in giusto rapporto con Dio. La ragione sta nel fatto che egli è centrato su se stesso. Pensa di essere principio del bene che compie: paga le tasse e fa i digiuni.