home layout

 

Io sono la vite, voi i tralci.
Chi rimane in me, e io in lui,
porta molto frutto,
perché senza di me
non potete far nulla
(Giovanni 15,5)

iscrizione newsletter

weblink

Canto della Maddalena davanti al sepolcro del Signore
(Rocco Quaglia)

Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò. Là, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Magdala e l’altra Maria (Mt 27,59-61).

Venga pure il sabato e passi oltre,

non indugi il suo giorno,

si spengano in fretta le sue luci:

sia come il giorno che all’appello manca.

S’affretti il sole all’alba

e la luna al suo tramonto,

e voi, stelle, con me vegliate,

di fronte a tanto male seduta,

io non mi alzerò e non me ne andrò!

Chiuda pure le sue porte Gerusalemme

le serri con spranghe e chiavistelli,

le rinforzi con catenacci e sortilegi;

percorrano le guardie le sue mura,

con lance e spade spaventino la notte;

fiamma senza più fuoco,

grido senza voce,

io non mi alzerò e non me ne andrò!

 

Chiamino le sentinelle le vigilie,

tornino alla terra le ombre,

s’intonino inni nella casa del Signore

suoni la tromba all’Iddio degli eserciti,

e tutti i cori celesti mandino grida di gioia;

dica pure Israele: «Il Signore regna!

Tra lingue di fuoco,

siede sovrano il Signore!»,

il mio Signore è morto,

per sempre morto.

Io non mi alzerò e non me ne andrò!

 

Sia gloria su Sion, pace alle sue dimore,

la voce dell’Eterno percorra la terra,

squarci i mari, sprofondi i monti, incendi le foreste,

spalanchi i sepolcri se può.

Si riprenda pure il cielo il suo favore,

come acqua che al sole sale

sono disperse le sue promesse.

Non più speranze, cari restano i ricordi:

qui è la mia parte, qui batte il mio cuore.

No! Io non mi alzerò e non me ne andrò!

 

Venga la notte, mi circondino le ombre,

più dei venti contro di loro griderò.

Venga l’Altissimo e tutti i suoi angeli,

lo precedano i terrori,

lo stridore dei carri lo annuncino,

più forte io griderò e

piangerò.

No! Io non mi alzerò e non me ne andrò!

Io sono come l’ombra in un giorno senza sole,

attendo come la colpa il dolore

e come il dolore attende la fine;

sono colei che ha osato,

ha osato amare un uomo come Dio,

un fiore senza nome,

dal vento portato, dal vento strappato.

No! Io non mi alzerò e non me ne andrò!

Come inutile si è fatto ora il cielo

per un cuore diventato nero!

Una tempesta ha divelto il tempo,

ha messo in fuga i giorni di festa.

E come vane sono le preghiere,

come i fiori per chi non vede.

Io non mi alzerò e non me ne andrò!

Il mio Signore è morto!

L’ho visto,

con i miei occhi l’ho guardato;

l’ho toccato,

lo sanno bene le mie mani,

lo sanno bene le mie labbra,

soltanto il cuore ancora non sa.

 

Brano tratto da: La Sindone letta da uno psicologo, di R. Quaglia, Bologna 2004

© Torino, 3 aprile 2018

 

Anonimo

Se evitiamo giudizi anche con chi sbaglia, e proviamo 'compassione' e preghiamo, aiuteremo un fratello a pentirsi e ad essere perdonato.
(Anonimo)