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Io sono la vite, voi i tralci.
Chi rimane in me, e io in lui,
porta molto frutto,
perché senza di me
non potete far nulla
(Giovanni 15,5)

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Carità, non solo materiale

La carità cristiana è apprezzata altamente nel suo volto materiale. Le statistiche parlano chiaro, anche in paesi dove i cristiani sono in minoranza. Dove arrivano missionari o istituti religiosi nascono ospedali, scuole, centri di accoglienza, università, etc. Sono opere ben visibili e godono di un alto profilo.

Ma vi è un altro volto della carità cristiana che è un po’ meno visibile e quindi anche un po’ meno popolare: la cosiddetta «carità intellettuale» tanto amata dal papa Benedetto XVI. Questo volto della carità è meno visibile perché è più nascosto, è un fermento lento, un lavorio minuzioso e lento avvolto dalla pazienza e dalla speranza in attesa che sbocci e cresca il fiore della fede.

I due volti dell’amore cristiano sono però inseparabili: Madre Teresa, celebre in tutto il mondo e presso varie tradizioni religiose per la sua “carità materiale” soleva ricordare alle sue sorelle: “noi non siamo assistenti sociali, noi siamo spose di Gesù Cristo”. Con questo la santa di Calcutta metteva in chiaro il fatto che la carità materiale non è la realtà ultima.

Ridurre l’altro soltanto a una bocca da sfamare è sminuire la sua identità e misconoscere la sua alta vocazione. La vera carità, compimento dell’amore pratico è quella di aprire alle persone la conoscenza del Grande Mistero: quello dell’Amore del Padre all’uomo in Gesù Cristo. È permettere a ogni persona di dire con lo stesso sentire personale di un Paolo: “Mi ha amato, e ha dato se stesso per me” (Gal 2,20). È avere l’ardire di annunciare loro la vita eterna che Gesù riassume così: “questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo”.

La conoscenza di cui parla Gesù non è una mera conoscenza nozionale, ma è una conoscenza personale che coinvolge le varie dimensioni dell’uomo. È quella conoscenza che fa parte del primo comandamento: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente” (Dt 6,5; Mt 22,37;Mc 12,30; Lc 10,27). Questo amore è un connubio tra carità e verità. Da qui la famosa formula paolina ripresa dal papa Benedetto XVI: Charitas in veritate”. (cfr. www.zenit.org).

Ritornano alla mente le opere di misericordia materiale e le opere di misericordia spirituale, di cui  parlava una volta il catechismo. Noi ci poniamo in queste ultime: far conoscere Gesù è carità spirituale.

In una società come la nostra occorre una maggior informazione sulla nostra fede, l'enciclica "Fides et ratio" (Giovanni Paolo II: 14 settembre 1998) ce lo ricorda: «La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità. È Dio ad aver posto nel cuore dell'uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso».