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Io sono la vite, voi i tralci.
Chi rimane in me, e io in lui,
porta molto frutto,
perché senza di me
non potete far nulla
(Giovanni 15,5)

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IL CAMMINO DELL'ORAZIONE

San Francesco di Sales precisa che

mentre con la penitenza ci stacchiamo da ciò che non è Dio con lorazione noi andiamo a Dio e con i sacramenti Dio viene in noi (cfr. S. Francesco di Sales, La Filotea, Ed. Paoline, Alba 1943, Prefazione).

  L’ORAZIONE IN GENERE

La preghiera è il colloquio con Dio: colloquio di amore e di domanda

 L’azione liturgica

 La preghiera liturgica è la preghiera dell’Uomo-Dio, Sacerdote eterno.

…Il sommo Sacerdote della nuova ed eterna Alleanza, Cristo Gesù, prendendo la natura umana, ha introdotto in questo esilio terrestre quell’inno che viene eternamente cantato nella sede celeste. Egli unisce in sé tutta l’umanità, e se l’associa nell’elevare questo divino canto di lode.

Questo ufficio Sacerdotale Cristo lo continua per mezzo della sua Chiesa, che loda il Signore incessantemente e intercede per la sua salvezza del mondo non solo con la celebrazione dell’Eucaristia, ma anche in altri modi, specialmente con l’Ufficio divino (SC 83).

… ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo Corpo che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun’altra azione della Chiesa, allo stesso titolo e allo stesso grado, ne uguaglia l’efficacia[2] (SC 7).

L’orazione privata

La vita spirituale tuttavia non si esaurisce nella partecipazione alla sola liturgia. Il cristiano infatti, benché chiamato alla preghiera in comune, è sempre tenuto a entrare nella sua stanza per pregare il Padre in segreto (cfr. Mt 6,6); anzi secondo l’insegnamento dell’Apostolo, è tenuto a pregare incessantemente (cfr. 1Ts 5,17)) (SC 12).

Anche la preghiera di domanda è adorazione, riconoscimento della nostra incapacità e della necessità di Dio.
La domanda di amare Gesù sino alla santità è amore intensissimo.

O Signore mio Gesù Cristo, due grazie ti prego che mi facci, innanzi che io muoia! La prima, che in vita mia io senta nell’anima e nel corpo mio, quanto è possibile, quel dolore, che tu, dolce Signore, sostenesti nella ora della tua acerbissima passione. La seconda si è che io senta nel mio cuore, quanto è possibile, quello eccessivo amore, del quale tu, Figliuolo di Dio, eri accesso a sostenere volentieri tanta passione per noi peccatori! (G. Joerghensen, San Francesco d’Assisi, Ed. SEI, Torino 1944, p. 414)

Questa l’altissima preghiera di Francesco sulla Verna, preghiera che precedette la folgorante visione delle stigmate.

La più profonda ed esatta esposizione dei gradi dell’orazione è dovuta a santa Teresa d’Avila.
Nel Castello Interiore descrive le successive tappe della santificazione dell’anima e della sua vita di orazione.

I GRADI DELL’ORAZIONE IN GENERE

Lo sviluppo dell’orazione nell’anima si può presentare sotto un aspetto confuso, i passaggi possono avvenire anche senza niente di eccezionale e le tappe non sempre sono bene definite, tuttavia è utilissimo conoscere lo «stile» di Dio secondo una linea generale d’insieme ( cfr. Thils. op. cit., p. 584) in quanto la linea generale dello sviluppo della vita teologale, malgrado le apparenze , è la stessa per tutti.

I NOVE GRADI DI SANTA TERESA

       Orazione vocale
Meditazione
Orazione affettiva
Orazione di semplicità
Raccoglimento infuso
Orazione di quiete
Unione semplice
Unione estatica
Unione trasformante

Mentre nella Via Purgativa e Illuminativa la meditazione, l’orazione affettiva e l’orazione di semplicità si confondono, si sostituiscono, si susseguono a vicenda, indipendentemente o quasi dal grado di perfezione raggiunto, nelle orazioni superiori, a cominciare almeno dal raccoglimento infuso (quinto grado), si suppone sempre la santità, sia pure iniziale, la ricerca di Dio in tutte le cose con la rinuncia ai propri interessi.

Anche i santi meditano, ma solo i santi contemplano!

Inutile illudersi!. Inutile forzare la volontà di Dio, fare un’orazione che Dio non vuole da noi!

... se il Signore non ha ancora cominciato a sospenderci, non so se si potrà così fermare il pensiero da non averne più danno che vantaggio (S. Teresa d’Avila, op. cit., Castello, Quarte Mansioni, c. 3, n. 4, p. 817).

Tutti sono chiamati alla contemplazione: sono invece considerate orazioni eccezionali le orazioni della seconda fase dal quinto al nono grado.

Essendo eccezionali, queste orazioni non sono richieste per la santità. Il grado di orazione non sempre corrisponde al grado di virtù. Lo provano le cause di canonizzazione che non studiano il grado di orazione dei servi di Dio, ma la loro virtù eroica.

In ogni caso anche nel più grande santo ci possono essere gradi inferiori di preghiera.

È sostanziale obbedienza a Dio vivere il proprio dono di orazione.

È necessario assecondare lo Spirito Santo e lasciare, se così vuole, le altre orazioni per ritornare all’orazione vocale e di meditazione:

… non essendovi stato di orazione così sublime in cui non si debba sentire il bisogno di tornare spesso agli inizi (S. Teresa d’Avila, op. cit., Vita, c. 13, n. 15, p. 136).

L’orazione è essenzialment umiltà.

…se notiamo che il Re non ci ha né veduti, né sentiti, guardiamoci bene dallo star là come tonti, a guisa di anime che per essersi sforzate di frenare i pensieri e violentate per non pensare a nulla, si trovano in più grande aridità (S. Teresa d’Avila, op. cit., Castello, Quarte Mansioni, c. 3, n. 5, p. 818).

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                   Accorgimenti