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Io sono la vite, voi i tralci.
Chi rimane in me, e io in lui,
porta molto frutto,
perché senza di me
non potete far nulla
(Giovanni 15,5)

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Approfondimenti

La meditazione sul peccato

L’esercizio tipico nella Via Purgativa è la lotta contro il peccato. Lotta serena, nella luce della fede.

Tentazione non vi ha sorpreso, se non umana; or Iddio è fedele e non permetterà siate tentati oltre quel che potete, ma con la tentazione vi procurerà anche la via d’uscita, onde possiate sopportarla (1Corinzi 10,13).

Il peccato deliberato contrista Dio:

… non contristate lo Spirito Santo di Dio, nel quale avete ricevuto l’impronta per il giorno del riscatto (Efesinii  4,30).

Vi sono tre direttive nel detestare il peccato:

  - quella della paura (timore delle pene dell’inferno e del purgatorio);
  - quella dell’amore di Dio;
  - quella dei doni dello Spirito Santo, in particolare del timore di Dio.

Direttiva della paura dell’inferno

Anche i grandi santi temono l’inferno, benché in loro la paura si sublimi nell’altissimo dono del timore di Dio.

Direttiva dell’amore

Il peccato viene meditato, in modo particolare, nella luce delle rivelazioni del Sacro Cuore di Gesù a santa Margherita Maria a Paray-Le-Monial e alla cappuccina di Mercatello, santa Veronica Giuliani.

"Tu almeno fammi contento col supplire, per quanto puoi, alla loro ingratitudine". Così Gesù a santa Margherita Maria.
E a santa Veronica Giuliani:  "Tutti si sono scordati di me, tu dunque amami e non partire di qui".

Quale il significato misterioso di queste frasi? Gesù come gioì nel prevedere i futuri fervori dei santi, così soffrì prevedendo il peccato.
Nella luce del Sacro Cuore di Gesù, ecco la definizione drammatica del peccato: il mio peccato di oggi fu un reale aumento della sofferenza di Cristo nella sua vita mortale.

Direttiva del timore di Dio

È la direttiva altissima dei santi. Santa Teresa d’Avila, trattando dell’anima che si avvicina alle vette parla di timore.

Il timore non è la paura servile, è un dono altissimo che torchia il cuore del santo, è angoscia di non aver amato Dio con implacabile amore.

Gemma Galgani piange lacrime miste a sangue sentendo una bestemmia.
Domenico Savio piange perché si è compiaciuto delle lodi ricevute.

Il peccato suscita nei santi un desiderio insaziabile di riparazione.
È lo stesse desiderio che arde le anime del purgatorio.

Dice santa Caterina da Genova nel suo trattato sul purgatorio:

L’anima separata dal corpo e che non si trova in quella purezza in cui fu creata, vedendo in se stessa l’impedimento (di unirsi a Dio) e che questo impedimento non le può essere levato per altro mezzo che quello del purgatorio, presto vi si getta dentro e volentieri.

E insiste:

Questo amore tira sì forte e di continuo con quello sguardo unificatore, come se non avesse da fare altro che questo. L’anima perciò, vedendo questo, se trovasse un altro purgatorio, sopra di quello, presto vi si getterebbe dentro, per l’impeto di quell’amore conforme tra Dio e l’anima, per poter levare più presto da sé un tanto impedimento.

In conclusione, le anime del purgatorio hanno contento grandissimo e pena grandissima, e l’una cosa non impedisce.
Continua la santa:
non credo che si possa trovare contentezza da comparare a quella di un’anima del purgatorio, eccetto la contentezza dei santi del paradiso.

Santa Caterina si inebria nella gioia del purgatorio.

La meditazione del peccato nella luce del timor di Dio può – per certi santi – arrivare alle intensità delle pene del purgatorio: è l’esperienza terrena del purgatorio.

Continua la santa:
Questa forma purgativa, che io vedo nelle anime del purgatorio, la sento nella mia mente, massimamente da due anni in qua; e ogni giorno la sento e la vedo più chiara.

                                                                             L'abbandono in Dio

La santa indiffernza
, quando raggiunge la perfetta conformità alla volontà di Dio, è conosciuta sotto il nome di santo abbandono. La conformità alla volontà divina diviene sinonimo di santità (Thils).

L’Abate Chautard distingue otto gradi di adesione alla volontà di Dio, sino al santo, gioioso abbandono che corrisponde alla santità consumata.

1. Aegre                      sì, ma mi rincresce
2. Fiat                          sì, ma…
3. Amen                      sì, con prontezza
4. Ita, Pater                 sì, o Padre (con senso filiale)
5. Libenter                   sì, volentieri (con senso di gioia)
6. Ecce, adsum            eccomi…(con offerta desiderosa di essere accettata)
7. Deo gratias              grazie, o Signore! (accettazione con senso di riconoscenza)
8. Alleluja                     evviva! (alleluja celestiale; gioia di soffrire per amore di Dio e inno di giubilo alla 
                                   Provvidenza. Alleluja, gioia, luce)

I grandi santi

 L’anima raggiunge il suo ideale nell’unione trasformante con Gesù. È così unita al Signore da confondersi, da trasformarsi quasi in Lui.

… e vivo non più io, ma vive in me Cristo (Galati 2,20).

La loro donazione a Dio è perfetta, totale. Non cercano mai se stessi…
La caratteristica dei grandi santi è precisamente il distacco da tutto ciò che non è Dio.

Essi sono talmente perduti in Lui che qualunque cosa accada loro, e così anche alle altre creature, sembra loro uno dei più preziosi favori. Se Dio concede loro la sua grazia Lo benedicono; se ne li priva, Lo benedicono lo stesso.

(Non temono) di nulla, né della morte, né dell’inferno, né del purgatorio, né del demonio, né della vita, né della morte, liberi come sono da ogni timor servile: hanno un solo timore, quello di non imitare gli esempi di Gesù Cristo, come vorrebbero.

Sono di un’umiltà così profonda da avere in gran dispregio se stessi e quel che fanno, e da mettersi al di sotto di tutte le creature non osando mai paragonarsi ad alcuna…

                                                                    I limiti nella vita spirituale

La carità, l’agape perfetta è di natura escatologica, è dell’al di là (Thils).

Sulla terra ci sono mete irraggiungibili nell’opera della nostra santificazione:

  • la perfezione assoluta
  • l’unione continua con Dio
  • le orazioni superiori di 6°, 7°, 8°, 9° grado.
  • l’impeccabilità.

 I peccati semideliberati sono inevitabili senza uno speciale privilegio.

 Esplicita la dottrina dello Spirito Santo:

 …tutti manchiamo in molte cose!… (Gc 3,2).

 Se diremo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi (1Gv 1,8).

Così per lle imperfezioni. Se si tratta di imperfezioni deliberate, vengono via via eliminate, ma per le semideliberate è possibile solo diminuirne il numero.

Questo tiene l'anima nell'umiltà.

Le tappe della vita spirituale