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Le parole della Sacra Scrittura crescono insieme a chi legge; quanto più profondamente fissi lo sguardo in esse, tanto più profondamente le comprendi (san Gregorio Magno).

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Romani 12, 1-2.9-18
 Presentazione e commento

La Lettera ai Romani è lo scritto dell’epistolario paolino più studiato e commentato, evidenzia il contenuto essenziale della fede, è il testo che più ha influito nella teologia e nella storia cristiana. È stata scritta intorno all’anno 57 d.C,  per preparare alla visita di Paolo una comunità, dove non era ancora stato, ed espone i temi essenziali della sua predicazione: nei primi 11 capitoli l’esposizione dottrinale (dogmatica) (1,16-11,36), e nei successivi 4 capitoli l’esortazione (parenetica) (12,1-15,13)

Fissiamo la nostra attenzione sul seguente brano:

Vi esorto, fratelli, per la misericordia dì Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto (12,1-2).
La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore. Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell'ospitalità.   Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili. Non fatevi un'idea troppo alta di voi stessi.    Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti (12,9-18).

Il rapporto del cristiano con Dio (12,1-8)

Il culto del cristiano verso Dio non è fatto solo di riti, preghiere, elemosine; è vitale ed essenziale l’aderenza a Dio negli eventi di ogni giorno, la ricerca del bene e della giustizia nelle azioni, nel lavoro, nei rapporti in famiglia e con gli altri, sia nella gioia che nella sofferenza. La mentalità del mondo in cui viveva Paolo (l’impero romano) e quella del mondo di oggi (il mercato, il profitto) sono distanti dalla mentalità del Vangelo. E allora si può cambiare? Si può sostituire la logica del mondo con la logica di Cristo?

Paolo non chiede di “cambiare il mondo”, ma di “cambiare se stessi”; cambiare il modo di pensare e di ragionare, sostituire l’interesse con la gratuità, sostituire il potere con il servizio. Il cristiano non si conforma a quello che fanno tutti; il cristiano fa una scelta di fondo, si trasforma, dà lode a Dio e diventa “segno” del regno dei cieli offerto a tutti gli uomini e già presente in chi vive secondo lo Spirito; diventa “segno” concreto per una riproposta della fede che sia comprensibile al mondo moderno. Il “trasformarsi” è un cammino che impegna tutta la vita del cristiano, richiede di essere vigilanti, secondo l’invito di Gesù ai discepoli, richiede di capire la volontà di Dio e di avere la forza di fare scelte coerenti. 
Paolo dice di non sopravvalutarsi, di restare con i piedi per terra: la cosa fondamentale per il cristiano è la fede, il rapporto con Cristo, non i doni particolari.

Siamo tutti uniti a Cristo e siamo uniti agli altri come parti di un solo corpo. Secondo le capacità che Dio ci ha dato, noi abbiamo compiti diversi: ognuno eserciti il suo servizio, le sue capacità, con impegno, con gioia e con stima degli uni verso gli altri, nella varietà dei doni ricevuti e del proprio ruolo nella comunità.

I rapporti dei cristiani nella comunità (12,9-13)

Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno. L’amore è la scelta di fondo del cristiano: amore, reciproco, disinteressato e sincero verso tutti. Il temine usato da Paolo indica “senza ipocrisia”, senza doppi fini o interessi personali (anche se questo non è né facile né scontato).
Reciprocità e Fraternità significano stima ed eguaglianza fra tutti, senza ruoli privilegiati o false umiltà, senza titoli onorifici, capi, padroni, maestri, perché voi siete tutti fratelli (Mt 23,8-10).

Siate impegnati, non pigri. L’amore porta gioia, responsabilità, tenacia, libertà; l’amore non contempla dilazionare, lo scaricabarile, la musoneria. Siate lieti, vivete nella serenità, nella fortezza, nella pazienza, nella preghiera, nella fiducia gioiosa in Dio.
Siate pronti ad aiutare e a ospitare chi è nel bisogno.

I rapporti dei cristiani con le persone che incontrano (12,14-18)

Chiedete a Dio di benedire quelli che vi perseguitano, di perdonarli.  Paolo non dice: benedite quelli che…, ma dice “chiedete a Dio la forza di farlo”, perché conosce la difficoltà dell’uomo a rispondere al male con il bene, all’offesa con il perdono, all’ingiustizia con atteggiamenti positivi e costruttivi. La contemplazione dell’esempio di Cristo apre il cristiano alla gratuità del perdono e della nonviolenza insegnata e vissuta da Gesù

Siate felici con chi è nella gioia, piangete con chi piange. L’amore fraterno spinge alla compassione, alla condivisione di tutti i momenti di vita degli altri. Ci sia con tutti pace, accordo, stima, solidarietà e non inseguite ambizioni personali ed arrivismo. Fate il bene, siate in pace, non vendicatevi, è il tema della nonviolenza attiva. Il cristiano supera l’istinto di ricambiare il male ricevuto e cerca di vincere il male con il bene, persegue la pace anche nelle situazioni difficili, anche di fronte alla violenza gratuita. La scelta del perdono gratuito sarà la testimonianza da lasciare impressa nella mente e nel cuore delle persone, affidando a Dio l’efficacia di essa.