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Io sono la vite, voi i tralci.
Chi rimane in me, e io in lui,
porta molto frutto,
perché senza di me
non potete far nulla
(Giovanni 15,5)

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Bibbia
Introduzione

Il primo esemplare di una introduzione alle Sacre Scritture risale ad un oscuro scrittore greco, un monaco nato in Siria di nome Adriano, morto tra il 440 e il 450. Si tratta di un genere destinato a un lungo e folgorante successo, che, attraverso ai vari studiosi del “Libro”, giunge fino ad oggi.

Si segue qui il percorso che ci offre la Bibbia dalla Genesi all’Apocalisse nei suoi 73 libri, senza sorvolare sugli aspetti più ardui e oscuri o sorprendenti. Emerge così l’intreccio tra storia, letteratura e fede, che è tipico di un testo sacro.
Si opera dunque all’interno delle pagine sacre, quasi nella “carne” viva e nelle parole concrete in cui la Parola divina [ebraico: Dabar, greco: Logos] si è incarnata e rivelata.
In questo modo si avrà la possibilità non di sapere dati sulla Bibbia, ma di conoscere la Bibbia, nella speranza che essa ritorni a essere per tutti, credenti e agnostici, il grande codice della nostra identità culturale. Ma soprattutto per i fedeli divenga - come si legge nelle stesse Scritture - fuoco ardente e miele saporoso, pioggia che feconda e martello che spacca le incrostazioni, spada che colpisce e parola che consola, seme che germoglia e lampada che guida i passi nel cammino spesso tenebroso della vita.
(cfr Gianfranco Ravasi, Nuova Guida alla Bibbia,   San Paolo 2008, Prefazione)

La Bibbia è un libro di fede.
Il nome deriva dal greco e significa “i libri”. Si tratta di 46 libri (Antico Testamento) e 27 (Nuovo Testamento). La parola “testamento” ha qui il significato di alleanza che unisce Dio all’uomo e al suo popolo. Queste due grandi parti della Bibbia si illuminano a vicenda.  
La Bibbia si è formata lungo un arco di tempo che va dal X secolo a.C. sino a oltre cinquant’anni dopo la risurrezione di Gesù.
Gli avvenimenti e le parole venivano tramandati a viva voce e solo in un secondo tempo messi per iscritto.
L’Antico. Testamento è stato scritto prevalentemente in ebraico e narra le vicende del popolo d’Israele scelto da Dio per trasmettere il suo messaggio di salvezza. Il Nuovo Testamento, scritto in greco, contiene la predicazione di Gesù e degli apostoli: Vangeli, Atti degli apostoli, Lettere e Apocalisse.
(cfr Gianfranco Ravasi, Nuova Guida alla Bibbia,   San Paolo 2008, pag, 9)

La determinazione del numero dei libri che costituiscono le Sacre Scritture ebraiche e cristiane, è avvenuta attraverso l’illuminazione dello Spirito all’interno della Chiesa ed ha avuto la sua formulazione ufficiale nel ”canone”, cioè nell’elenco dei libri sacri. Non stiamo qui a riportarlo, come pure non trattiamo qui delle varie controversie teologiche con altre chiese circa l’inserimento di alcuni testi, controversie che si acuirono con Lutero.
Nel 1546, il Concilio di Trento stabilì definitivamente il canone, basando i suoi argomenti non tanto sull’autorità dei Padri quanto sull’uso costante che era stato fatto dei 73 libri dalla Chiesa, sia nella liturgia che nella pastorale.
(cfr Gianfranco Ravasi, Nuova Guida alla Bibbia,   San Paolo 2008, pag. 10)

La Bibbia contiene la rivelazione divina, cioè la manifestazione del “mistero”, della volontà segreta di Dio, volontà di chiamare gli uomini a sè e renderli partecipi della sua natura divina per mezzo di Gesù Cristo, come ha dichiarato anche il Concilio Vaticano II. Questa rivelazione si è compiuta attraverso eventi storici e parole ed è stata distribuita nel tempo e nello spazio, approdando poi allo scritto della Bibbia. È questa la storia della salvezza che ha il suo apice nel Cristo, Parola di Dio fatta carne. L'Antico e il Nuovo Testamento costituiscono il racconto di questa storia in cui Dio e l'uomo sono profondamente intrecciati fino a raggiungere una piena maturità in Cristo.
L'ispirazione consiste, invece, nell'azione dello Spirito Santo all'interno di coloro che narrano la storia della salvezza e la rivelazione divina. Due passi del Nuovo Testamento parlano dell' ispirazione della scrittura: II Pietro 1,20ss e II Timoteo 3,16. È importante notare che questi due passi attribuiscano all'azione dello Spirito divino il farsi libro della Parola di Dio, proprio come l'incarnazione di Gesù (Parola/Verbo eterno del Padre) appare quale opera dello stesso Spirito (Luca 1,35). C'è quindi un’analogia (pur nella differenza) fra il farsi uomo in Gesù di Nazareth da parte della seconda Persona della Trinità e il farsi “parola umana” nella Bibbia da parte della Parola di Dio.
L'autore sacro deve tradurre la parola di Dio nel proprio linguaggio. La Parola di Dio gli proviene “dal di fuori” e contemporaneamente gli sale alle labbra dalle profondità più intime della sua anima.
Nella storia della riflessione su questo tema, si è sempre più affermato la convinzione che sia Dio, sia gli autori umani, detti agiografi, siano da considerare veri autori della Bibbia. Gli agiografi, infatti, pur restando legati alla loro cultura e pur conservando la loro libertà e le loro qualità umane, furono guidati dallo Spirito a insegnare con certezza, fedelmente e senza errori la verità che Dio, in ordine alla nostra salvezza, volle fosse consegnata alle Sacre Lettere, secondo quanto afferma ancora il Concilio. La Parola di Dio perfetta ed eterna si rivestì, così, di parole umane concrete e storiche. Sant'Agostino scrive: “Ci sono pervenute lettere da quella città celeste verso cui siamo pellegrini due punti sono le Sacre Scritture”.
(cfr Gianfranco Ravasi, Nuova Guida alla Bibbia,   San Paolo 2008, pagg. 12-13)