Chi ha avuto l'occasione di leggere i libri del Gesuita Jean Lafrance, potrà meglio stimare questo brano tratto dal libro "Giorno e Notte" pubblicato postumo
Resta soltanto il Rosario
Prima di cercare di affrontare il mistero della mia vocazione alla preghiera, vorrei dire semplicemente cosa mi resta oggi. Ho pregato molto e soprattutto ho supplicato; ho anche pregato, restando sotto lo sguardo del Padre e del Cristo, esalando loro il mio cuore, con o senza parole.
Dopo tutte le varie prove, soprattutto quelle relative alla mia salute, la sola preghiera che ancora "parla" al mio cuore, che non mi stanca e che soprattutto può continuare, è il rosario. Prende il posto di tutte le altre preghiere, e costituisce la musica di sottofondo sulla quale celebro l'Eucaristia e recito il mio ufficio.
Non so se medito i misteri e non so neanche se li espongo poco prima di ogni decina. Quello che per me è diventato evidente è che dicendo le parole pronunciate dall'angelo Gabriele e da Elisabetta, immediatamente entro nel registro della preghiera, nel tipo di preghiera citata in precedenza, ed è tutto quello che posso dire, anche se, più in particolare, assaporo meglio la seconda parte della preghiera: «Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte».
L'unico pensiero che ho in me a quel punto è che sto vivendo alla lettera le parole di san Paolo: «Non so pregare come dovrei», ma un altro prega in me e per me, e la sua preghiera è perfetta, perché corrisponde alla preghiera desiderata da Dio stesso. Per parlare alla maniera di Paolo, credo che, nel profondo del mio essere, senza che io intervenga, «lo Spirito Santo dialoga con il mio spirito» e con parole misteriose si rivolga al Padre... Ma tutto quello che dico a questo proposito è molto approssimativo. So bene che questa preghiera è quella dello Spirito, ma la sola percezione che ne ho è che viene fatta dalla Vergine. Anche se a volte ho come l’impressione di non pregare più né il Padre né Cristo, lascio che che sia la Vergine a fare la cernita delle mie preghiere ad ognuna delle persone della Santa Trinità. Per me l’essenziale è pregare. È una questione di vita o di morte, di disperazione o di speranza, d’angoscia o di gioia. Davvero Maria oggi è diventata tutto per me.
(Jean Lafrance, Giorno e Notte, Ancora, Milano 1993, pp. 137-138)