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Io sono la vite, voi i tralci.
Chi rimane in me, e io in lui,
porta molto frutto,
perché senza di me
non potete far nulla
(Giovanni 15,5)

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Chi ha avuto l'occasione di leggere i libri del Gesuita Jean Lafrance, potrà meglio stimare questo brano tratto dal libro "Giorno e Notte" pubblicato postumo

  Resta soltanto il Rosario

Prima di cercare di affrontare il mistero della mia vocazione alla preghiera, vorrei dire sempli­cemente cosa mi resta oggi. Ho pregato molto e soprattutto ho supplicato; ho anche pregato, re­stando sotto lo sguardo del Padre e del Cristo, esalando loro il mio cuore, con o senza parole.

Dopo tutte le varie prove, soprattutto quelle re­lative alla mia salute, la sola preghiera che anco­ra "parla" al mio cuore, che non mi stanca e che soprattutto può continuare, è il rosario. Prende il posto di tutte le altre preghiere, e costituisce la musica di sottofondo sulla quale celebro l'Eucari­stia e recito il mio ufficio.

Non so se medito i misteri e non so neanche se li espongo poco prima di ogni decina. Quello che per me è diventato evidente è che dicendo le paro­le pronunciate dall'angelo Gabriele e da Elisabet­ta, immediatamente entro nel registro della pre­ghiera, nel tipo di preghiera citata in precedenza, ed è tutto quello che posso dire, anche se, più in particolare, assaporo meglio la seconda parte del­la preghiera: «Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte».

L'unico pensiero che ho in me a quel punto è che sto vivendo alla lettera le parole di san Paolo: «Non so pregare come dovrei», ma un altro prega in me e per me, e la sua preghiera è perfetta, per­ché corrisponde alla preghiera desiderata da Dio stesso. Per parlare alla maniera di Paolo, credo che, nel profondo del mio essere, senza che io in­tervenga, «lo Spirito Santo dialoga con il mio spirito» e con parole misteriose si rivolga al Padre... Ma tutto quello che dico a questo proposito è molto approssimativo. So bene che questa preghiera è quella dello Spirito, ma la sola percezione che ne ho è che viene fatta dalla Vergine. Anche se a volte ho come l’impressione di non pregare più né il Padre né Cristo, lascio che che sia la Vergine a fare la cernita delle mie preghiere ad ognuna delle persone della Santa Trinità. Per me l’essenziale è pregare. È una questione di vita o di morte, di disperazione o di speranza, d’angoscia o di gioia. Davvero Maria oggi è diventata tutto per me.

(Jean Lafrance, Giorno e Notte, Ancora, Milano 1993, pp. 137-138)