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Io sono la vite, voi i tralci.
Chi rimane in me, e io in lui,
porta molto frutto,
perché senza di me
non potete far nulla
(Giovanni 15,5)

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Vorrei essere come polvere...

 Chi si accosta alla vita ed agli scritti di San Massimiliano Maria Kolbe  nota il fuoco che lo divorava in quell'amore di Dio che suscita nel cristiano il desiderio di protendersi a tutta l'umanità per far conoscere e far amare Dio.
Egli tentava di avvicinare coloro che si professavano atei cercando di comprenderli e comprendere la società di allora.

Approfondì la conoscenza della politica, dell’industria, del mondo dello spettacolo, in particolare quello dei mass-media per  trovarne gli aspetti positivi su cui costruire. Fu radioamatore e fu proclamato santo protettore dei radioamatori.

Massimiliano Kolbe si pone l'eterno interrogativo sull'essere supremo. Egli prima di dare una risposta su Dio cerca di dare una risposta sull'uomo. L'uomo, secondo la fede, non viene dal nulla e non va verso il nulla. Egli porta scritto nel più profondo del suo essere, una insaziabile sete di felicità, che chiede di essere appagata. Vi è una pienezza a cui egli aspira e che lo attrae inesorabilmente verso una meta.
Il rapporto intimo e personale con la fonte stessa di Colui che può colmare ogni sete e ogni inquietudine, crea nella creatura un riposo davvero totalizzante.

Padre Kolbe durante tutta la sua vita si spese principalmente per promuovere la venerazione di Maria, Madre di Gesù e con altri suoi confratelli fondò nel 1917 la “Milizia dell’Immacolata”,  per dare continuità anche sul fronte esistenziale e pastorale al legame dei Frati Minori Conventuali con Maria Immacolata,  cosciente dell’impegno soprattutto teologico ed esistenziale che il suo Ordine religioso aveva preso nei secoli per promuovere il riconoscimento dell’Immacolata Concezione di Maria. L'obiettivo dell'associazione era la diffusione nel mondo della devozione a Maria, utilizzando anche i mezzi permessi dalla tecnologia, quali la stampa e successivamente anche la radio.  In questo senso va vista la pubblicazione della rivista “Il Cavaliere dell'Immacolata”, stampato dagli stessi frati francescani ed arrivato ad una tiratura di più di 120.000 copie alla vigilia della seconda guerra mondiale. Sottolineando l'importanza della devozione a Maria, Kolbe amava ripetere: “Chi ha Maria per madre, ha Cristo per fratello.”

Deportato ad Auschwitz, il 14 agosto 1941 viene ucciso con una iniezione di fenolo nel bunker della fame dove era giunto in sostituzione del compagno di prigionia Francesco. Il giorno successivo, 15 agosto,  il suo corpo viene bruciato nel forno crematorio e le ceneri vengono sparse al vento.
Aveva detto, nel pieno della sua attività per l'Immacolata: “Vorrei essere come polvere, per viaggiare con il vento e raggiungere ogni parte del mondo e predicare la Buona Novella”

(cfr. Evangelizo.org)