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Io sono la vite, voi i tralci.
Chi rimane in me, e io in lui,
porta molto frutto,
perché senza di me
non potete far nulla
(Giovanni 15,5)

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“Nell’Antico Testamento vi sono tre forme di predicazione nell’ assemblea dei chiamati di Israele:
sacerdotale, che predica la Tora, la legge, l’alleanza;
– dei profeti che sollecitano la fede di Israele a ritornare alla purezza degli inizi
– attraverso i salmi che cantano e ringraziano Dio per la salvezza, e non possono tacere questo annuncio.
E’ questa’ultima forma che passa nella chiesa giovane del Nuovo Testamento che vive dell’esperienza del ringraziamento di Gesù: leucaristia, quando è divenuto una realtà che Dio ha tratto dal regno dei morti il suo Giusto (Gesù). Ora è tutta ľ umanità che dev’essere chiamata in quell’atmosfera, in quell‘ assemblea, ecclesia, che ascolta attentamente l’eucaristia di Gesù, il suo rendimento di grazie per la salvezza ottenuta.
Quando Israele si rifiuta di ascoltare l’eucaristia del Risorto, l’assemblea è aperta, essa va di nuovo creata come universale, mediante la parola.
Cambia la cerchia degli uditori.
Nel Nuovo Testamento 
tutti devono ascoltare.

Ora l’elezione non esiste già di per sé ma viene creata unicamente dalla parola.
La funzione costante della parola è quella di radunare attorno sè gli uomini e renderli così ecclesia (Chiesa).

Questa parola si rivolge a tutta l’umanità per introdurre tutta l’umanità nel rendimento di grazie di Gesù Cristo.
(cfr. J. Ratzinger, Dogma e predicazione, Queriniana Brescia 1973, 2005, pag. 13-22).