Con l'Immacolata
Con l'Immacolata è il titolo che abbiamo dato al nostro Blog, ma è anche un'espressione della nostra vita: vogliamo vivere Con Lei, guardando a Lei!
Per questo motivo cerchiamo anche di conoscerla sempre meglio, e nel modo con cui ci insegna la Chiesa, di cui Lei è Madre.
Maria Immacolata
L’abisso che separava gli uomini da Dio è stato colmato con l’Immacolata: la creatura può essere intimamente unita al suo Creatore. Per “Immacolata” la Chiesa intende che quel groviglio di colpe che impedisce la piena comunicazione di vita tra Dio e l'umanità non pesa su Maria.
Maria viene presentata dagli evangelisti come il segno tangibile di quello che Dio può realizzare con ogni creatura che non metta ostacoli alla potenza del suo amore e si lasci colmare dal suo Spirito. L’Immacolata è il sigillo dell'ottimismo di Dio sull'umanità.
Maria deve scegliere: o restare con il clan famigliare che ritiene Gesù un matto e salvare così la sua reputazione, o seguire il figlio, conosciuto per essere “un mangione e un beone, amico di pubblicani e peccatori” (Mt 11,19).
(Gesù) entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre».(Mc 3,20,32-35).
Ora sarà la madre che rinascerà dal figlio: nuova nascita che avverrà “dall'alto”, da colui che, innalzato in croce, trasformerà la madre nella fedele discepola.
In quell’ora, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!” Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!” E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. (Gv 19,25-27).
Maria ha preso la sua croce, e si è posta a fianco del giustiziato di fronte a chi lo ha crocifisso, schierandosi per sempre a favore degli oppressi e dei disprezzati.
E diverrà nostra Madre!
(alcuni passi liberamente tratti da: “Maria, la fantasia di Dio” di padre Alberto Maggi)
Maria, la tutta orecchi
(Omelia di don Paolo Scquizzato: Mc 7, 31-37)
«Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. 32Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. 33Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: “Effatà”, cioè: “Apriti!”. 35E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. 36E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano 37e, pieni di stupore, dicevano: “Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!”».
Gesù, si reca in pieno territorio pagano, la Decàpoli: egli si fa presente sempre nelle nostre zone di incredulità e di lontananza.
Qui gli viene condotto un sordomuto (v. 32), anche se nel testo originale si ha: ‘un sordo e malparlante’, un uomo che parla ma non dice nulla.
Viviamo in un mondo dove il parlare è un rumoreggiare, il dire uno sparlare, il comunicare un non-senso
Siamo immersi in un turbinio di parole che non dicono nulla e non aiutano a crescere, a maturare, a compierci. Per questo la vita diventa ‘assurda', etimologicamente dissonante, stonata.
Ora, il problema del vivere è che siamo sordi all’unica parola che, se ascoltata, sarebbe in grado di dare senso alla vita, di rivelare all’uomo la propria vera identità, e questa parola è quella di un Amore che ci dice: «Io ti amo così come sei, senza se e senza ma». E come il muto è tale perché non ode la parola che gli viene rivolta, una vita sorda a questo amore è una vita odiosa.
Il brano di oggi ci ricorda che il vangelo è il farmaco per guarire della nostra sordità, e di conseguenza da una vita assurda. La Parola di Dio – che mi dice di essere il figlio amato alla follia – diventa oggi per me logo-terapia, azione guaritrice delle mie parole e della mia vita.
«Effatà, apriti!», “vieni alla luce di te stesso. Rinasci”.
Sì, Dio mio, apri il mio cuore alla tua Parola di amore su di me, perché il mio cuore è fatto per questa Parola. E allora imparerò a parlare correttamente, ossia, la mia vita tornerà a dire qualcosa di sensato. Prima emettevo solo suoni e rumori; parole scorrette, destinate a divenire poi azioni: parole di potere, di dominio, di furbizia, di possesso, di inganni, di finzioni. Ora mi hai guarito l’orecchio, l’organo collegato al cuore, ora mi sento amato da te e finalmente ho una vita in grado di ‘parlare’, capace di prendersi cura, di raggiungere, di condividere, di abbracciare, di creare comunione, e darsi da fare per la pace e la giustizia.
Maria, nella tradizione orientale, è definita “la tutta orecchi”, infatti la maternità l’ha vissuta prima nell’orecchio e poi nel ventre. Ella è stata fecondata dall’orecchio, dice un antico Padre della Chiesa, Efrem il Siro. Ha ascoltato la Parola, ha partorito Gesù. L’uomo edificherà intorno a sé spazi di luce, nella misura in cui presterà orecchi alla parola fattasi Luce.
Da qui una considerazione molto semplice. Il vero problema dei genitori non è quello di partorire figli; la genitorialità infatti non risiede nella generazione, ma nell’ascolto dei propri figli; tutto si gioca nella relazione, l’accoglienza, l’affermazione dell’altro. Generare non è ancora nulla. L’essenziale è illuminare una vita, farla rinascere attraverso il prendersene cura.
Magnificat
«L'anima mia magnifica il Signore * e il mio spirito esulta in Dio,
mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. *
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente * e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia *
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio, * ha disperso i superbi
nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, *
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati, * ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo, * ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri, *
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre».
(Cantico di Maria)
PERCHE' MARIA IMMACOLATA?
Facciamo riferimento a questa figura perché Maria Immacolata è esperta nel far scattare l'ora della salvezza per gli uomini, e questo lo si comprende dal fatto delle nozze di Cana.
Fate quello che vi dirà» è la traduzione per noi del suo «Ecco io sono la serva del Signore, si compia in me la sua parola». Si tratta della docilità allo Spirito Santo. «Fate quello che vi dirà» è l’aspetto missionario di Maria.
Lei ha capito che quella era la chiave su di sé, «si compia in me la tua Parola» e l’ha portata a noi dicendo: «Fate anche voi quello che vi dirà, come io ho fatto quello che Lui ha detto».
Dare la propria disponibilità, senza limiti. Questa disponibilità permette a Dio di agire.