LE APPARIZIONI DI LOURDES
Le apparizioni dell'Immacolata a Bernadette Soubirous avvenute a Lourdes nel 1858 non impegnano la fede dei cattolici.
Si tratta di rivelazioni private, a come tutte le rivelazioni private non sono oggetto di fede in sé, al pari della Rivelazione ufficiale contenuta nella Parola di Dio, terminata con la morte dell'ultimo apostolo, Giovanni evangelista, verso la fine del primo secolo.
Ma le apparizioni di Lourdes, approvate dalla Chiesa Cattolica, rivestono un'importanza particolare, soprattutto per due motivi:
- a Lourdes sono avvenuti circa 70 miracoli definiti tali dalla Chiesa, in quanto la scienza ha affermato il loro carattere inspiegabile;
- a Lourdes Maria "ha firmato" il dogma dell'Immacolata Concezione, proclamato quattro anni prima, manifestando la sua identità a Bernadette con le parole: "Io sono l'Immacolata Concezione" pronunciate nel dialetto del luogo.
Bernadette Soubirous e l’Immacolata Concezione
(segue)
Che cosa c'è? - le chiese il parroco (don Peyramale). - Conosci finalmente il nome della Signora? - No, signor parroco.
Il sacerdote sorrise tra l'ironico e il compassionevole. Ci fu un silenzio impacciato, poi Bernardetta, con un filo di voce fece una nuova richiesta.
- La Signora mi ha ripetuto che vuole che si costruisca una cappella in quel luogo e mi ha anche detto:
- Voglio che si venga qui in processione.
Don Peyramale ebbe un gesto d'impazienza:
- Anche una processione! Una processione ordinata da lei!
Bugiarda! Se la tua " visione " fosse qualcosa di buono non direbbe simili bestialità. È il vescovo e non un semplice parroco che può decidere di fare una processione. E poi, quando si dovrebbe fare questa processione?
Bernardetta cercò di spiegare:
- Signor parroco, la Signora non mi ha detto che la processione dovrebbe essere fatta ora. Mi pare ch'ella parlasse, non del presente, ma dell'avvenire. La risposta parve al parroco molto abile. Quella fanciulla, per quanto semplice, sapeva girare le questioni con una prudenza, che don Peyramale giudicò astuzia. Perciò tagliò corto.
- È tempo d'uscire da questo imbroglio, nel quale tu e la tua Signora cercate di trascinarmi. Tu le dirai che col parroco di Lourdes bisogna parlare chiaro e netto. Prima di tutto, chi è? Dichiari come si chiama. Tu dici ch'ella appare al disopra d'un roseto selvatico. Ebbene, domandale da parte mia, che lo faccia fiorire, in questi giorni di marzo, davanti a tutta la folla. Se ella dirà il suo nome, se farà fiorire il roseto noi faremo costruire una cappella, e non sarà piccola, ma grandissima!
Il 4 marzo fu il giorno della quindicesima apparizione. Ma tutto si concluse senza nulla di straordinario.
Tornò ancora con la speranza di rivedere la bella Signora. Ormai la roccia di Massabielle l'attirava irresistibilmente. Ma i giorni passavano e l'apparizione non si ripeteva.
Il 25 marzo, festa dell'Annunciazione, Bernardetta corse alla grotta col cuore pieno di speranza. Quando vi giunse, vide la grotta già illuminata e la Signora che pareva l'attendesse.
Ciò costituiva un fatto nuovo, perché le altre volte era stata la fanciulla ad attendere l'apparizione. Bernardetta si gettò in ginocchio, e dopo avere pregato, rivolse alla Signora la solita domanda: - Chi siete? La Signora sorrise, ma non rispose. - Chi siete? - chiese ancora la fanciulla con insistenza, senza ottenere risposta. - Chi siete? - domandò ancora per la terza volta, con un nodo di pianto nella gola. - Alla mia quarta domanda, - narrò poi la fanciulla, - la Signora congiunse le mani, alzandole fino all'altezza del petto. Rivolse gli occhi al cielo, poi, separando lentamente le mani e inchinandosi verso di me, disse in dialetto: "Que soy era Immaculada Councepciou" cioè: Io sono l'Immacolata Concezione.
(tratto da: Piero Bargellini, Bernadetta, L.V.G. Azzate 1983, pp. 42-44)
(seconda parte: L’Immacolata firma il suo dogma
L’Immacolata firma il suo dogma
Abbiamo sentito come Bernardetta raccontava l'apparizione del 25 marzo 1858 (v.Bernadette Soubirous e l’Immacolata Concezione)
"Per tre volte le chiesi come si chiamasse. Ella sorrideva sempre ma non rispondeva. Arrischiai una quarta domanda. Ella congiunse le mani, alzandole fino all'altezza del petto. Rivolse gli occhi al cielo, poi, separando lentamente le mani e inchinandosi verso di me, disse che era l'Immacolata Concezione.Queste furono le ultime parole che mi disse. Allora io tornai per la terza volta dal signor parroco a raccontargli che la Signora era l'Immacolata Concezione".
Quando narrò queste cose al parroco, si sentì chiedere: - Sei sicura che ti abbia detto così?
- Sì, signor parroco. E non posso sbagliare, perché ho ripetuto quelle parole lungo la strada, per timore di dimenticarle.
- Ricorda meglio, - insisté il parroco. Avrà detto: - Io sono la Vergine Immacolata.
- No, signor parroco. Ha detto proprio così:
- Io sono l'Immacolata Concezione.
Bernardetta era sicura di avere udito bene.
ALEXIS CARREL
Il miracolo non dà la fede ma la può aiutare
Il dottor Carrell era agnostico, ma fu convertito grazie ad un viaggio a Lourdes dove poté constatare ciò che egli riteneva inconstatabile. Alexis Carrel nacque a Lione nel 1873. La sua famiglia era di commercianti benestanti. Rimasto orfano di padre, a cinque anni lasciò Lione per andare a vivere in campagna con la mamma. Tornò poi a Lione per gli studi liceali e per frequentare la Facoltà di Medicina.
Furono proprio gli studi universitari a spingerlo ad abbandonare le convinzioni religiose ricevute dall'educazione familiare per abbracciare la filosofia positivista e materialista.
Conservò però sempre una forte nostalgia verso le certezze della sua fanciullezza, soprattutto avvertiva l'inquietudine che gli procuravano quelle nuove convinzioni positiviste, incapaci di dare una persuasiva risposta al senso della vita e della morte. Egli stesso, dopo la conversione, ebbe a scrivere di quel periodo parlando di sé in terza persona:
«Assorbito dagli studi scientifici, affascinato dallo spirito della critica tedesca, (Carrel) s'era convinto a poco a poco che al di fuori del metodo positivo, non esisteva certezza alcuna. E le sue idee religiose, distrutte dall'analisi sistematica, l'avevano abbandonato, lasciandogli il ricordo dolcissimo di un sogno delicato e bello. S'era allora rifugiato in un indulgente scetticismo. La ricerca delle essenze e delle cause gli sembrava vana, solo lo studio dei fenomeni, interessante. Il razionalismo soddisfaceva interamente il suo spirito; ma nel fondo del suo cuore si celava una segreta sofferenza, la sensazione di soffocare in un cerchio troppo ristretto, il bisogno insaziabile di una certezza».
In quegli anni, negli ambienti medici, si discuteva molto di Lourdes e dei suoi miracoli. C'era chi ci credeva e c'era chi era profondamente scettico.
Anche Carrel, nel suo positivismo, era convinto che quelli di Lourdes fossero solo sedicenti "miracoli", in realtà guarigioni frutto di autosuggestione. Volle però andare a constatare di persona e nel 1902 partecipò come medico ad un pellegrinaggio, occasione che gli fu offerta da un collega che aveva dovuto rinunciare all'ultimo momento. Da questo viaggio venne fuori un libro che ebbe il titolo di Viaggio a Lourdes.
Alexis Carrel era in incognito. Solo pochi conoscevano la sua identità. Voleva solo constatare e aiutare qualche malato. Nel suo scompartimento giaceva una giovane donna, Marie Ferrand (chiamata così nel libro, ma in realtà si chiamava Marie Bailly). Era gravissima: ventre gonfio, pelle lucida, costole sporgenti, addome teso da materia solide, sacca di liquido che occupava la regione ombelicale, febbre alta, gambe gonfie, cuore veloce. Si trattava di peritonite tubercolare. Dolori tremendi! Il dottor Carrel le praticò un'iniezione di morfina.
Arrivato a Lourdes, Carrel incontrò un suo vecchio compagno di collegio, nel suo diario ne riporta solo le iniziali: A.B. Gli chiese: «Sai se qualche malato è guarito, stamane, nelle piscine?» «No, nessuno. Però vidi un miracolo davanti alla grotta. Una suora che camminava con le stampelle. Arrivò, si fece una gran segno di croce, bevve l'acqua della fonte miracolosa. Subito il suo viso s'illuminò, buttò via le stampelle, corse agile alla Grotta, gettandosi in ginocchio davanti alla Vergine. Era guarita.» «La sua guarigione - commentò Carrel - è un caso interessante di autosuggestione!»
L'amico ribatté: «Quali sono le guarigioni che, se le constatassi, ti farebbero riconoscere l'esistenza del miracolo?»
«La guarigione improvvisa di una malattia organica. Una gamba tagliata che rinasce. Un cancro scomparso, una lussazione congenita che improvvisamente guarisce. Allora sì che crederei!.. Se mi fosse concesso di vedere un fenomeno tanto interessante, tanto nuovo, sacrificherei tutte le teorie e le ipotesi del mondo. Ma non il minimo timore di arrivare a questo. C'è una ragazza, Marie Ferrand, presso la quale mi hanno chiamato dieci volte ed è in pericolo di vita. È tisica, ha una peritonite tubercolare all'ultimo stadio. È in uno stato pietoso. Temo che mi muoia tra le mani. Se questa ammalata guarisce, sarebbe veramente un miracolo. Io crederei a tutto e mi farei frate».
Nella Sala dell'Immacolata (riservata ai malati più gravi) tutto era pronto per la funzione presso le piscine. Il dottor Carrel si avvicinò al lettino della "sua" ammalata, Marie Ferrand. La visitò rapidamente: il cuore stava per cedere, era alla fine. Il medico le praticò un'iniezione di caffeina, poi disse ai presenti senza farsi sentire dall'ammalata:
«E' una peritonite polmonare all'ultimo stadio. Figlia di genitori morti di tubercolosi in giovane età, è tisica dall'età di 15 anni. Può darsi che viva ancora per qualche giorno, ma è finita».
Anche un altro medico confermò la diagnosi nefasta di Carrel.
Alla piscina non fu possibile immergere Marie Ferrand. Le fecero alcuni lavaggi al ventre. La portarono davanti alla Grotta. L'aspetto della donna era sempre cadaverico. Erano circa le 14.30. Carrel osservava il volto dell'ammalata: gli parve più normale, meno livido. Gli sembrava di avere un'allucinazione, continuò ad osservarla. Le contò le pulsazioni. La respirazione sembrava rallentata. Il volto di Marie Ferrand continuava a cambiare. I suoi occhi sembravano catalizzati verso la Grotta. C'era in lei un sensibile miglioramento, non lo si poteva negare. Lo stupefacente, però, avveniva adesso: Carrel vide a poco a poco la coperta abbassarsi al livello del ventre. Il gonfiore spariva. Si sentì impallidire.
Alle 15 la tumefazione era ormai scomparsa. Carrel credeva d'impazzire. Si avvicinò alla donna, ne osservò la respirazione, guardò il collo. Il cuore batteva regolarmente. Le domandò:
«Come vi sentite?»
Marie rispose sottovoce: «Benissimo. Non sono molto in forze, ma sento che sono guarita».
Carrel così ha scritto, sempre parlando di se stesso in terza persona:
«Il medico non parlava più; non pensava più. Il fatto inatteso era totalmente contrario a tutte le previsioni, che egli credeva di sognare. Si alzò, traversò le file serrate dei pellegrini, i quali gridavano invocazioni che egli a stento sentiva, e se ne andò. Erano circa le 16. Quel ch'era accaduto era la cosa impossibile, la cosa inattesa, il miracolo».
Tratto da: http://www.fmboschetto.it/religione/Carrel.htm in data 5 marzo 2011)
Come si giunge alla proclamazione di un miracolo?
Mettiamo a disposizione la relazione audio e il power point del prof. Balzaretti che ha trattato il tema delle apparizioni di Lourdes nell'ambito del Master Universitario di Scienza e fede che ha avuto luogo a Torino negli anni 2008-2009:
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Presentazione in slides (11MB circa)