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Briciole di luce 01/2024

                                               Essere luce del mondo

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Le feste natalizie si sono chiuse, lasciando aperta una scia di stelle nella notte, una strada buia costellata di lampioni che ci regalano la luce necessaria per andare avanti.

In realtà ciò che non vediamo è molto più grande di ciò che vediamo.

Stiamo camminando avvolti dallo splendore di Colui che dice:

“Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12).

Ma non basta. Lui dice ancora:

"Voi siete la luce del mondo [...] risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli (Mt 5,14.16).

È la prima volta che, nel vangelo di Matteo, appare il termine Padre. Padre sarà il nome di Dio all'interno della comunità cristiana, colui che comunica vita. Comunicando vita agli altri, donando quello che si è e quello che si ha, si fa vedere la presenza di Dio nel mondo.

Questo mondo dilaniato dalle guerre, questo mondo che vede l’umiliazione e l’annientamento di molte donne, la disperazione dei migranti, ingiustizie e sopraffazioni di ogni genere, che sta agonizzando a causa dell’inquinamento, ha urgente bisogno di donne e uomini di buona volontà che si prendano cura di tante necessità, in spirito di compassione (patire con) e di condivisione.

Nel profondo del nostro cuore è nascosta una fiamma di luce che vuol divampare, illuminare e riscaldare “questo mondo”.

Giovanni Ferretti 1

Nell'areopago post-moderno, che vede la diffusione di forme di ontologia debole e di etiche del finito, la teologia cristiana non può certamente adattarsi a pensare Dio come finito e impotente ... ma certamente è provocata a pensare in forme nuove la trascendenza dell'essere infinito, assoluto e onnipotente di Dio non più in termini di potenza che s'impone e può fare tutto ciò che vuole, bensì come trascendenza dell'Amore che si offre gratuitamente alla libera accettazione dell'uomo perché egli viva in pienezza la sua capacità di amare.
(Tratto da “Il difficile compito” di Giovanni Ferretti)