I. Dubbio e fede: la situazione dell'uomo di fronte al problema di Dio
E' difficile oggi parlare della fede cristiana. Infatti, sia in credenti che in non-credenti è presente la forza del dubbio, sia pure con modalità differenti a seconda del campo.
Sul credente pesa la minaccia dell'incertezza, che nei momenti della tentazione gli fa balenare dinnanzi agli occhi la fragilità del tutto, che ordinariamente gli appare invece tanto ovvio (esempio della notte di S. Teresa di Lisieux.
Il non credente ha sempre di fronte a sé il dubbio del “forse però è vero” (apologo Martin Buber).
In altri termini: tanto il credente quanto l'incredulo, ognuno a suo modo, condividono dubbio e fede, sempre che non cerchino di sfuggire a se stessi e alla verità della loro esistenza. Nessuno può sfuggire completamente al dubbio, ma nemmeno alla fede; per l'uno la fede si rende presente contro il dubbio, per l'altro attraverso il dubbio e sotto forma di dubbio. È la struttura fondamentale del destino umano poter trovare la dimensione definitiva dell'esistenza unicamente in questa interminabile rivalità fra dubbio e fede, fra tentazione e certezza.
E chissà mai che proprio il dubbio, il quale preserva tanto l'uno quanto l'altro dalla chiusura nel proprio isolazionismo, non divenga il luogo della comunicazione. Esso, infatti, impedisce ad ambedue gli interlocutori di barricarsi completamente in se stessi, portando il credente a rompere il ghiaccio col dubbioso e il dubbioso ad aprirsi col credente; per il primo rappresenta una partecipazione al destino dell'incredulo, per il secondo una forma sotto cui la fede resta — nonostante tutto — una provocazione permanente.
(cfr Joseph Ratzinger, Introduzione al cristianesimo, Queriniana Brescia 2015, 21^ edizione, pp. 31-39)