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Quando si cerca il "perché"

Il silenzio di Dio

 

Parlare del silenzio, oggi, non dovrebbe essere difficile. Ha significati così diversi da far pensare a fuochi d'artificio sen­za nessuna detonazione. Guerra

Silenzio in chiesa come pre­ghiera, per strada come neces­sità (tutti corrono, non hanno tempo), in macchina: o si è soli o si pensa alle preoccupazioni del giorno, a tavola: o incantati dalla TV o per musoneria, si mangia in fretta per andare al lavoro, non si ha tempo a rac­contarsi.  Del resto, cosa mai ci sarebbe da dire?

Oggi le notizie arrivano a tutti senza alcuna distinzione di età e di cultura com'era una volta. Tutti ormai "sanno", o almeno tutti credono di sapere ed è l'unico criterio di discernimen­to. "Io so, il resto non mi inte­ressa". Si attinge tutti allo stes­so pozzo, alla stessa fonte: i media, che diventano purtrop­po non solo strumenti di infor­mazione, ma anche di formazio­ne sociale e morale.

Silenzio sui morti e silenzio sui vivi: un momento di grande ap­parente interesse e poi si passa oltre; una notizia, un sentimen­to cancellano il precedente e si corre!

Silenzio sui piccoli e sui gran­di, tutto è presto cancellato e di­menticato. Si vive il momento, l'attimo che fugge e la bocca è amara.

E si va avanti senza saper dare un significato ai nostri giorni, senza pensare dove stiamo an­dando e, se sono cristiano, sen­za pormi la domanda dove ci sta portando lo Spirito Santo in questo momento storico così turbolento. Sposarsi, fare un figlio (come si dice oggi) diventano problemi angoscio­si, vissuti con sconcertante leggerezza.

Il silenzio (quello vero), il si­lenzio interiore ci aiuterebbe ad uscire da questa brodaglia, ci aiuterebbe a vedere le cose belle che ci sono ancora intor­no a noi, e sono ancora molte per chi le sa vedere.

Forse  è proprio vero che oggi si muore per mancanza di me­raviglia, tutto ci sembra nor­male, anche gli avvenimenti più spaventosi.  C'è bisogno di silenzio per vedere, sentire, capire, pensare, e non ne ab­biamo coscienza.

C'è un altro silenzio, però, che fa paura: il silenzio di Dio. Un silenzio apparente perché non è Lui che tace, siamo noi che glielo imponiamo con la nostra indifferenza, con il nostro chiasso e con la convinzione di poter star bene senza di Lui. "Come si può scegliere un profumo per una persona che non ha naso? Lascio la risposta ai profumieri". Così scrive Barbiellini Amidei nel suo bel­lissimo libro: "Quel profondo desiderio di Dio" e continua: "Mi tormenta la domanda: come si trasmette una qualsiasi idea intorno a Dio a persone che non hanno alcuna curiosità al proposito? C'è chi crede in Dio, ma c'è chi non gliene importa nulla".  Si vive bene lo stesso, così sembra. C'è anche chi ha perso l'udito; costui non può percepire la Voce di colui che la fede chiama il Verbo, la Pa­rola, pur essendo tanto vicino da farsi uno di noi per indicare e accompagnare il cammino ver­so il nostro domani.

L'uomo crede di poter fare a meno di Dio e si trova così schiavo di mille idoli: prepoten­za, denaro, violenza, ecc.

Siamo tutti in ricerca, anche fuo­ri le mura della Chiesa. Pellegri­ni dell'assoluto e del "senso". Soltanto con questa tensione in­teriore si può vivere ancora.

Si può ancora dire che la vita è bella se la vediamo in questa luce, se non è spenta in noi la sete di bellezza e di verità, cioè di significato. Cercatore di "senso".

Per intanto ci si pone un'ango­sciosa domanda: di fronte a tanta confusione dov'è Dio? Perche non interviene? Di fronte all'uo­mo ridotto a fumo nei campi di annientamento, perché non par­la? Non interviene? È questo il silenzio che ci spaventa.

Viene da ricordare la pagina del Grande Inquisitore di Do­stoevskij: scende nella prigione, incontra il Cristo che aveva fat­to arrestare: si guardano. "Non parlare, gli dice, non hai più niente da dire, hai già detto tut­to"; e gli apre la porta mentre il Cristo si allontana nella notte. È una profonda verità: ha già detto tutto, ma non l'abbiamo ascoltato, anzi, è stato me —o in croce e "si fece buio su tutta la terra", dice il Vangelo. E un al­tro passo ci fa ancora riflettere: "quello che hai fatto al più pic­colo lo hai fatto a me...".

Di fronte a queste crude realtà che cosa fare? Fermarsi anche solo un momento, a pensare! Dice Merton: "Quelli che ama­no Dio dovrebbero cercare di conservare o creare un'atmosfe­ra nella quale Egli possa essere trovato".

Quelli che riescono a fare un po' di silenzio trovino altra gente che ama il silenzio e creino silen­zio e pace gli uni per gli altri... Ai nostri angosciosi "perché” ci sono dunque già le risposte; sia­mo noi che dovremmo fermar­ci ed accoglierle.

Fermati, uomo, un momento soltanto, cosa fai?  perché?  per chi? e fino a quando?

(tratto da: Padre Roberto Accamo, Briciole di vita, edizione a cura frati Cappuccini, Pinerolo 1996)