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Quando
nel tremore del silenzio
bussano
attimi di luce
ergiti
in un cantico infinito
(Sergio Pelizzon)

                                         
 IL ROSPO

«Un lebbroso si avvicinò,
si mise in ginocchio davanti a lui e disse:
- Signore, se Tu vuoi puoi guarirmi.
Gesù lo toccò con la mano e gli disse:
- Sì, lo voglio: guarisci!
E subito fu guarito».

Apro la finestra, guardo lontano l'orizzonte illuminato solo pallidamente dal sole che sorge. È una speranza. Un nuovo giorno e un «grazie» ancora a chi mi ha dato la vita.

Non molto lontano sento il gracidare di un rospo, nascosto nell'erba. Non l'ho mai visto, ma lo sento tutte le mattine.

Nel cervello riposato dalla notte, mi vengono mille pensieri; la vita riprende coi suoi problemi, interrogativi ed ansie. Un rospo! Il primo incontro della giornata.

Portiamo tutti un rospo dentro, nel profondo del nostro essere e forse è proprio la causa di tanti squilibri psichici che ci torturano. Un rospo con la sua debole voce, nascosto nell'erba, che ci risveglia dopo una notte tranquilla.

Penso cosa possa essere per me o per noi questo rospo nascosto e come si possa guarire. Dovremmo «sputarlo fuori», come si dice, ma quando e come e con chi? Con uno psicanalista? O un confessore, o un amico, con la moglie o col marito? Non lo so, ma sento che se riuscissimo a «farlo fuori» ci troveremmo guariti. Ne sono convinto. Potrebbe darsi che a volte non basti, ma la strada sarebbe certamente aperta.

Non saranno forse un segno di questa meccanica esistenziale della vita d'oggi quelle espressioni correnti, varianti nel tempo: «cioè», «niente», «ti vengo a trovare», «ci vediamo», «ci sentiamo», «ti telefono», ecc.? Parole che senti ovunque, ma tante volte proprio solo parole che dicono niente, perché chi le ha pronunciate non lo vedrai più, né lo sentirai, se non casualmente, per ripeterti le stesse cose?!

Chiudo la finestra e vado in cappella a pregare per tutti quelli che mi hanno chiesto una preghiera e che forse nascondono in cuore il loro rospo che non riescono a sputare.

Mi sento avvolto nel Mistero!

Ma chi siamo noi? E chi è Lui che il Vangelo mi dice sentiva compassione di tutti? Forse è proprio a Lui che devo dire. E incomincio io per conto mio nel silenzio della preghiera, ma mi accorgo presto che ho bisogno di una risposta e, questa, Lui me la dà: ma ordinariamente per mezzo di altre creature.

Lui che è la Parola di Dio, la sillaba di Dio, fa risuonare la sua risposta prima nella coscienza, è vero, ma poi attraverso la parola di qualcuno!

«Ti perdono, va' in pace!»

E mi vengono in mente tante scene del Vangelo: «Cosa vuoi?» diceva Lui, e aiutava, con tanta bontà e delicatezza, a sputare il rospo! «Voglio guarire!» E il gioco era fatto! Così con la Samaritana, così con la Maddalena, così con l'Adultera!

- Qualcuno ti ha condannata?
- No, Signore, nessuno!
- Nemmeno io, va' pure, ma torna con tuo marito e non peccare più.

Era meraviglioso quell' UOMO! E lo è ancora oggi, bisogna solo avere la fortuna di incontrarlo!
E chi vuole ci riesce, perché «Lui si lascia trovare da chi lo cerca con cuore sincero».

Sarebbero tanti i passi del Vangelo che si potrebbero rivivere ancora ai nostri giorni e sarebbe davvero consolante sentire quella parola:

«Sii guarito! Lo voglio!»

Tornerebbe la pace e ci risveglieremmo a un giorno nuovo. Apro la finestra, il sole ormai è alto sull'orizzonte e il rospo non lo sento più.

(Padre Roberto Accamo OFM Cap, Briciole di Vita, Edizione fuori commercio a cura dei Padri Cappuccini di Pinerolo)